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Alluvione, i sindaci della Val di Bisenzio chiedono allo Stato regole semplici e risorse stabili

In remoto l'audizione in commissione rischio idrogeologico dei primi cittadini di Cantagallo, Vaiano e Vernio: "Servono fondi per la prevenzione"

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VAL DI BISENZIO – Si è tenuta oggi pomeriggio (5 novembre) da remoto l’audizione dei sindaci della Val di Bisenzio davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico, inizialmente prevista per il 16 ottobre.

Nel corso dell’incontro, i sindaci Guglielmo Bongiorno (Cantagallo e presidente dell’Unione dei Comuni), Francesca Vivarelli (Vaiano) e Maria Lucarini (Vernio) hanno ribadito con forza la necessità di un cambio di approccio nazionale nella gestione del rischio climatico e idrogeologico, chiedendo norme più semplici, risorse pluriennali e la fine della frammentazione istituzionale che oggi rallenta ogni intervento.

“Non bastano protocolli e intese sulla carta – sottolineano i tre sindaci –. Servono fondi certi per la prevenzione, regole chiare e procedure d’urgenza realmente efficaci per i piccoli comuni, che spesso non hanno personale e mezzi sufficienti per gestire eventi di questa portata“.

Secondo i sindaci, è indispensabile una riforma organica della normativa idraulica, ancora basata sul regio decreto del 1904, e un riordino delle competenze tra i diversi enti – Regione, Autorità di bacino, Consorzio di bonifica, Province e Comuni – per evitare la paralisi decisionale che troppo spesso impedisce interventi tempestivi. Da accogliere con favore, secondo i rappresentanti dell’Unione, l’ipotesi di un Testo unico idraulico, a patto che si passi rapidamente dalle parole ai fatti.

Altro tema centrale quello delle risorse. I comuni montani, hanno spiegato i sindaci, sono il primo presidio del territorio, ma non hanno strutture adeguate per fronteggiare eventi estremi. Da qui la richiesta di fondi pluriennali dedicati alla prevenzione e non solo al post-emergenza, insieme alla possibilità di creare centri tecnici sovracomunali per fornire supporto operativo e specialistico. 

È stato inoltre evidenziato come la pianificazione territoriale e ambientale richieda competenze che i piccoli comuni non possono garantire con organici ridotti, spesso inferiori ai 30 dipendenti, e come sia quindi necessario un sostegno tecnico continuativo da parte della Regione e delle Province.

Le difficoltà riguardano anche la gestione delle somme urgenze, ritenute ormai inefficaci: le imprese che intervengono ricevono solo un anticipo del 50% e spesso rinunciano ai lavori, lasciando i comuni senza alternative.
I sindaci chiedono quindi procedure più snelle per intervenire in sicurezza anche su aree private a rischio, una maggiore flessibilità nell’uso dei fondi emergenziali e strumenti di monitoraggio integrato per lo scambio di dati in tempo reale tra enti. Ribadita la disponibilità dell’Unione dei Comuni a collaborare con governo e parlamento, ma solo in un percorso che porti a risultati concreti e misurabili.
“Chiediamo una visione strategica di sistema Paese – concludono –. La sicurezza del territorio non può dipendere dalla fortuna o dall’emergenza: servono pianificazione, continuità e responsabilità condivisa“.

© Riproduzione riservata

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