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Commozione in cattedrale per i funerali di Vincenzo Martinelli, vittima dell’esplosione all’Eni di Calenzano

Letta una lettera delle figlie: "Ciao al nostro supereroe". Celebrate le esequie anche di Carmelo Corso a San Giorgio a Colonica e di Davide Baronti a Bientina

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PRATO – Celebrati in cattedrale a Prato i funerali di Vincenzo Martinelli, il 51enne di origine napoletana che è una delle vittime dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano. 

La messa è stata presieduta dal vicario generale della diocesi di Prato monsignor Daniele Scaccini.

“Sei andato via, cosi all’improvviso. Ci è stata tolta la possibilità di sentirti e di vederti un’ultima volta, non potremo più abbracciarti o darti un bacio. Abbiamo sottovalutato la possibilità che un giorno potevamo perderti a causa del lavoro che facevi, non pensando che proprio a causa di quest’ultimo saresti andato via. Per sempre. Ciao papà. Ciao al nostro supereroe”. Queste le parole della lettera scritta dalle figlie della vittima letta durante i funerali da un’amica delle due.

Oltre alla mamma, all’ex moglie, alle due figlie, al fratello e alla sorella erano presenti alle esequie anche il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani e, in rappresentanza del Comune di Prato, l’assessore Marco Biagioni, senza gonfalone.

Sempre oggi sono stati celebrati anche i funerali di Carmelo Corso nella chiesa di San Giorgio a Colonica e quelli di Davide Baronti a Bientina. 

Questo il testo dell’omelia di monsignor Scaccini. 

Carissimi familiari di Vincenzo, porto a voi il saluto e la vicinanza a nome e per conto del Vescovo Giovanni e dell’interna comunità cristiana di Prato.
Personalmente mi unisco al vostro dolore in punta di piedi, con la consapevolezza che ogni parola, alle tante che sono state dette e scritte in questi giorni, certamente non attenuano il dolore e i tanti interrogativi che di fronte alla morte improvvisa e per certi versi inaccettabile di Vincenzo e delle altre vittime via ha raggiunto e toccato così duramente la settimana scorsa.
Sappiamo bene che la morte fa parte dell’esperienza di vita terrena di ogni uomo, ma ciò non ci consola! Morire sul lavoro è segno di una società fragile, nella quale il primato della persona scompare, sostituito da altre attenzioni e interessi spesso non solo frutto di fatalità.
Se ancora oggi si muore di lavoro (è stato detto in più contesti e per vari e dolorosi eventi) con una frequenza impressionante, significa che qualcosa non va; è una sconfitta per questa nostra società.
Viviamo, purtroppo in un mondo in balia delle emozioni che si accendono e si spengono in un attimo, in questo mondo che spesso vive sull’onda del “momento”. Occorre da parte di tutti impegno e responsabilità, concretezza e scelte coraggiose…ognuno per la propria parte e responsabilità. 
Ma siamo qui soprattutto per ricordarci che Dio da parte sua, sa compensare oltre ogni misura tutte le vittime di morti ingiuste. 
Dio sa come dare pienezza a chi nella vita ha dovuto e deve faticare per offrire alla propria realtà umana e familiare attenzione e dignità.
Anche Vincenzo ha affrontato, come tanti, l’esodo dalla propria terra di origine, per cercare condizioni lavorative che potessero offrire al proprio contesto familiare, soprattutto alle figlie Federica e Chiara, da lui particolarmente amate, una adeguata attenzione per la loro crescita e accompagnamento. Le tante attestazioni di amici e conoscenti lo testimoniano…
Carissimi familiari vorremmo esservi vicini, in questo momento con l’amore paterno di Dio!
Dio sa come asciugare le lacrime dei suoi figli, curare le loro ferite, colmare con il suo infinito amore ogni vuoto e interrogativo. Ci offre la Sua Parola come luce per illuminare le tenebre che accompagnano tristemente la morte!
Abbiamo ascoltato nella prima lettura, tratta dal libro dell’Apocalisse: Questa parola ci parla della promessa di cieli nuovi e terra nuova in cui abita la giustizia; la città Santa tutta splendente di bellezza, dove “Egli asciugherà ogni lacrima e dove non ci sarà più ne lutto ne affanno…”. 
La bonomia di Vincenzo, il suo essere sorridente, così come lo descrivono coloro che più da vicino lo hanno conosciuto, retaggio di quella terra dalla quale proveniva, non ci esime dal sottrarci allo sguardo che, non con risentimento e odio, si fa supplica, accorata e insistente, perché non capiti più quello che è accaduto a lui e ai suoi colleghi di lavoro, se vogliamo veramente cieli nuovi e terra nuova anche quaggiù
Ma sappiamo che questa celebrazione è non solo ricordo ma accompagnamento verso il cielo di questo nostro fratello, sostegno e conforto nella fede per voi suoi familiari. Con il dolore nel cuore, ma con tanta fiducia nel Signore ci stringiamo attorno ai suoi resti mortali, per accompagnarlo alle porte di quella Gerusalemme celeste che è la nostra patria. Le esequie sono celebrazione della Pasqua del Signore, di colui che torna con forza a ripeterci Io sono la Resurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno…” 
È un modo discreto e al tempo stesso umano per accostarsi e stringersi a voi familiari… per raccogliere le vostre lacrime e le fatiche di questo momento.  Momento di buio le quale voi e noi tutti cerchiamo risposte e luce!
Sentiamo la responsabilità profonda di queste morti ingiuste, che non può spingerci se non nella direzione della solidarietà, della cura e del primato del bene comune su quello individuale. E’ sempre più necessario acquisire da parte di tutti una mentalità che tenda sempre più a prendersi cura l’uno dell’altro, unica via per risolvere molti dei problemi che affliggono questo nostro tempo. La forza straordinaria della pagina evangelica ci parla di questa attenzione; “avevo fame, sete, ero nudo, malato…. e mi siete venuti incontro; ma ch al tempo stesso presenta anche un’altra realtà… avevo fame, sete….e vi siete voltati dall’atra parte!
Se sull’attenzione all’altro si compirà il giudizio finale di Dio sulla storia umana, non ci è lecito considerare queste parole alla stregua di un manuale di buone maniere. Non è un invito generico a fare un po’ di bene e non è nemmeno una parola detta per i soli credenti!
È una parola per tutti e per la coscienza di ogni uomo! 
Accompagniamo il vostro dolore con la preghiera per Vincenzo e per le altre vittime e la discrezione che non aggiunge parole, ma che si fa appello al Signore perché nella solidarietà e attraverso di essa (da parte di tanti nostri fratelli e sorelle che vi hanno avvicinato in questi giorni e che spero vi accompagneranno…) sentiate forte la Sua presenza, quella del Signore assieme a quella di Vincenzo. 
Ciascuno di voi porta nel cuore un pezzo di vita e il ricordo di lui, che non può essere violato…o alterato!  Sono certo che conserverete nell’intimo del vostro cuore ciò che nulla aggiunge e nulla toglie ai pregi e difetti, a ricordi e gesti buoni e meno, inevitabili per ogni persona, ma che sono e saranno eternamente vostri!
Che il Signore consoli i vostri cuori, asciughi le lacrime e vi dia pace!

 

 

 

© Riproduzione riservata

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