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PRATO – Confiscati 4 milioni di euro per il mancato pagamento di imposte da parte di più imprenditori cinesi del settore tessile.
Gli imprenditori facevano parte di una rete criminale strutturata, articolata in contrabbando di tessuti e in plurimi reati societari e tributari, fra cui l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. I delitti erano prossimi alla prescrizione.
Tale somma è stata, invece, pignorata a terzi (ai sensi dell’articolo 72-bis del Dpr 602/1973), dall’Agenzia delle entrate e riscossione di Prato e fatta affluire nelle casse dello Stato, nel quadro di un’iniziativa promossa dal tribunale di Prato e dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Prato, nell’ambito del canale di interlocuzione previsto dal protocollo d’intesa trilaterale siglato il 5 dicembre 2024.
Si è così concretizzato il modello operativo integrato previsto nel protocollo per impedire la restituzione agli indagati delle somme sequestrate di provenienza illecita e assicurare così all’erario la riscossione effettiva delle imposte dovute. L’iniziativa concertata si è rivelata decisiva, atteso che l’Agenzia delle entrate e riscossione, pur titolare del credito erariale, non aveva titolo per agire autonomamente su somme vincolate in sede penale, in assenza di una piena condivisione informativa e di un’esplicita autorizzazione dell’autorità giudiziaria.
Il risultato conseguito – il definitivo incameramento, va ribadito, di 4 milioni di euro, già depositati sul Fondo unico di giustizia – rappresenta non solo un importante ritorno per gli interessi finanziari dello Stato, ma anche un esempio concreto di tutela avanzata del credito erariale e costituisce un segnale all’imprenditoria cinese che opera nella legalità: il crimine non paga.