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Operai aggrediti al picchetto per lo sciopero: in tanti al corteo a Prato

Il sindacato Sudd Cobas: "Il problema è il sistema che governa le filiere della moda". Bundu: "Un mondo che le altre coalizioni non vogliono vedere"

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PRATO – In tanti e tante si sono trovati sotto il Palazzo dell’Industria per la manifestazione che ha fatto seguito all’aggressione della società Alba Srl dei lavoratori in sciopero. A promuoverla il sindacato Sudd Cobas. 
Il problema di Prato – spiega il sindacato – non sono alcune mele marce, ma il sistema che governa le filiere della moda. La violenza che si scarica sui corpi degli operai sotto forma di pugni e bastonate nasce lì, in un sistema che fa il massimo risparmio con il massimo sfruttamento. É una violenza quotidiana, strutturale e rimasta per tanto tempo invisibile, finché invisibile era stata la classe operaia che la subisce. Ma oggi non lo è più”.
“Per anni hanno chiamato aziende pulite – prosegue il sindacato – quelle che fanno fare ad altre aziende il lavoro sporco per conto loro, nascondendosi dietro le giungle di appalti e subappalti. Nel Palazzo dell’Industria ci sono i padroni di questo sistema malato. Il distretto sano è quello che oggi era lì sotto: sono i lavoratori e le lavoratrici protagonisti di questa rivoluzione. È la comunità operaia che negli ultimi sette anni è cresciuta di picchetto in picchetto. Questa comunità, anche questa volta, andrà fino in fondo. I committenti risolvano la vertenza: garantire posti di lavoro e diritti per tutti gli operai L’Alba. Lo facciano subito. Prima che le nostre tende arrivino davanti alle boutique dei brand”

Il fatto irrompe anche nella campagna elettorale per le regionali. “La campagna elettorale non può far dimenticare l’importanza delle lotte che abbiamo sempre sostenuto, come quella del sindacato Sudd Cobas, che tra Firenze e Prato da tempo organizza quanto sembrava impensabile organizzare, in termini di conflitti per la dignità delle persone sfruttate nel mondo del lavoro – dice la candidata governatrice per Toscana Rossa, Antonella Bundu –  Alcuni giorni fa sono girate le ennesime immagini di un’aggressione violenta nei confronti delle persone in sciopero di Alba Srl”.

Questo è un mondo che le altre coalizioni non vogliono vedere – conclude – C’è chi magari ha scelto di affacciarsi per opportunità dovuta all’imminente scadenza del 12 e 13 ottobre. Noi abbiamo sempre scelto di stare dalla parte di queste vertenze, anche quando chi governava Prato sceglieva di rifiutare il dialogo. Se si pensa alla fine dell’ultima giunta del campo largo di questa città, è evidente quanto sia grave la situazione e quanto sia necessaria un’alternativa”.

Anche i  candidati del Movimento 5 Stelle per la circoscrizione di Prato – Chiara Bartalini, Carmine Maiorello, Angela Ponzecchi e Carlo De Simone – hanno partecipato al presidio dei lavoratori davanti a una delle aziende del distretto tessile dove, secondo quanto denunciato dai sindacati, la proprietà avrebbe “spacchettato” la ditta per eludere i controlli e frammentare i rapporti di lavoro. Altri picchetti sono in corso davanti ad altre sedi collegate, dove macchinari e manodopera sarebbero stati spostati.

Quello che accade oggi a Prato richiede un sostegno dovuto e inevitabile – spiegano i candidati. Prato non è solo sfruttamento, Prato è produzione, innovazione, una città resiliente che guarda avanti. Non si può costruire un mercato drogato da contratti inadeguati e subappalti a catena. Non esiste futuro senza la dignità della persona, e quando viene negata, si compromette l’immagine stessa del distretto e di tutti noi. Per questo dobbiamo unirci e lottare insieme: la dignità passa anche da una giusta retribuzione e dal riconoscimento del lavoro, della persona, del suo ruolo nella società”.

La protesta si inserisce in un contesto economico già complesso: “I costi energetici sono improponibili, i dazi pesano sulle imprese e ci aspettano mesi difficili per la produzione. Non possiamo permettere che questo scenario diventi il pretesto per peggiorare le condizioni di chi lavora, né che il mercato sfrutti la nostra manodoper”.

Come Movimento 5 Stelle, i candidati rilanciano le priorità per il distretto e per la Toscana: più controlli interforze in maniera continuativa, più ispettori del lavoro per agire rapidamente, contratti regolari per fermare il subappalto selvaggio e introdurre finalmente il salario minimo, “una misura di dignità di vita per evitare sacche di povertà e disagio sociale”. Fondamentale anche l’estensione della Legge 6/2018 sulla protezione dei testimoni ai lavoratori stranieri, “per dare uno strumento concreto e determinante nella lotta contro le mafie”.

Senza dignità lavorativa si cannibalizza il futuro del distretto – concludono i candidati M5S –. Riprendiamoci la nostra città e il valore del lavoro. La Toscana deve essere un laboratorio di diritti, non un terreno fertile per sfruttamento e illegalità”.

© Riproduzione riservata

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