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PRATO – “Essere vicini alla gente”, bussare alla casa di chi è solo, di chi soffre la solitudine, per portare ascolto e conforto. Il vescovo Giovanni Nerbini chiede ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici impegnati nelle parrocchie di Prato di farsi “portatori dell’acqua di speranza” e di comunicare “una esperienza di vita che illumini il quotidiano con tutte le sue fatiche – e a volte tragedie – con la presenza stessa di Cristo”.
Ieri sera (16 settembre) nella chiesa di San Domenico, in centro storico, si è tenuto il Convegno pastorale diocesano, l’appuntamento che segna la ripartenza delle attività della Chiesa pratese dopo la pausa estiva. All’ordine del giorno c’erano le indicazioni di monsignor Nerbini per vivere a livello parrocchiale, ma anche nelle associazioni e nei gruppi della comunità ecclesiale, il nuovo anno pastorale appena iniziato.
“Carissimi, abbiamo sofferto e riflettuto insieme in questi tempi, anche con preoccupazione, sulle grandi crisi che attanagliano l’umanità dalla guerra alle forti ingiustizie – ha detto il vescovo Nerbini alle tante persone presenti all’incontro –, abbiamo colto le fatiche che la chiesa vive in un mutato contesto sociale e culturale, che guarda ora con sospetto ora con indifferenza alla presenza ed all’impegno dei cristiani. Non pochi si sentono scoraggiati e si arroccano in difesa di un passato che è ormai lontano nel tempo. Ma la storia è nelle mani di Dio che porta decisamente avanti, anche quando appare vero il contrario, la sua opera di redenzione e salvezza. Tutto il male operato non frena l’opera di Cristo”.
Citando papa Leone, monsignor Nerbini ha sottolineato: “Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri”.
Da qui l’indicazione a farsi prossimo, “a fermarsi a casa del fratello”. Per il vescovo questa è la natura della parrocchia: “Casa tra le case, vicino ad altre case, indicando un desiderio, una volontà, di prossimità”. Il primo invito è ai consigli pastorali parrocchiali, che dovranno “curare una spiritualità marcatamente missionaria”. Anche entrando nelle case di chi ha bisogno, “per portare la gioia del Signore”, secondo questo stile: accogliere ogni persona, senza giudizi o pregiudizi; ascolto profondo ed empatico; condivisione sincera del vissuto di ciascuno (“piangete con quelli che sono nel pianto, sorridete con coloro che sono nella gioia”); accompagnamento nelle prove e nelle difficoltà; costanza e assiduità nella cura.
Il primo passo per andare sul territorio sarà quello di conoscere meglio ciascuna realtà delle parrocchie di Prato e “le situazioni che in esse si nascondono”.
Il secondo appuntamento del Convegno pastorale diocesano sarà lunedì 6 ottobre, alle 21.15, sempre in San Domenico. Interverrà il professor Vincenzo Rosito, docente di filosofia teoretica alla pontifica facoltà teologica San Bonaventura – Seraphicum di Roma, che parlerà di Ministeri e cura della vita in una Chiesa sinodale. L’aspetto ministeriale infatti è un altro degli obiettivi intrapresi dalla chiesa di Prato, la formazione dei laici, il loro impegno nelle rispettive comunità è un aspetto ritenuto necessario.
“Solo una fede adulta può esprimersi in un servizio rispondente alle necessità del momento”, ha osservato il vescovo Giovanni Nerbini.


