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PRATO – Un tema di stretta attualità, la formazione di genitori e insegnanti che si confrontano con i ragazzi nell’odierna società sempre connessa. A parlarne al San Matteo dei commercialisti di Prato, venerdì (20 settembre) alle 15 al Palazzo delle professioni in via Pugliesi 26, sarà la scrittrice e psicoterapeuta Maria Rita Parsi.
“Abbiamo pensato di dedicare la giornata di San Matteo di quest’anno ad un tema di attualità, un tema, come da tradizione per questa ricorrenza, che esula dalla sfera tecnica e professionale – sottolinea il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Prato Filippo Ravone – Vorremmo insomma riflettere sui rapporti e sulla comunicazione tra generazioni diverse”.
Nella società attuale il confronto classico fra figli, genitori, nonni si è via via complicato perché il contesto in cui viviamo si evolve molto più velocemente e così le esperienze vissute possono essere molto diverse anche fra persone divise da pochi anni di età, creando ancor più che in passato difficoltà di comunicazione nelle famiglie e a scuola. L’importanza di trovare corretti legami comunicativi tra le diverse esperienze vissute è fondamentale nella vita privata ed in ogni ambito, anche professionale, per consentire la migliore e più proficua convivenza ed il ricambio generazionale.
Maria Rita Parsi, cavaliere della Repubblica, ha fondato nel 1974 la Cooperativa di servizi e produzione culturale Collettivo G, che per anni ha operato nelle periferie di Roma e, nel 1992, il Movimento Bambino. Da anni, svolge un’intensa attività didattica e di formazione presso università, istituti specializzati, associazioni private. Più di cento sono le sue pubblicazioni tra saggi, romanzi, testi scientifici, poetici, politici, teatrali e noir.
L’incontro è una iniziativa formativa per i commercialisti e gli esperti contabili, che attribuisce due crediti formativi, riservata a coloro che si sono iscritti sul portale Fpcu.
Si terrà invece sabato 21 settembre alle 9.30 in cattedrale la tradizionale messa in occasione di San Matteo, officiata da Giovanni Nerbini, vescovo di Prato.