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Cassa integrazione, numeri preoccupanti per la provincia di Prato: +104% nel primo semestre 2024

La Uil Toscana lancia l'allarme a livello regionale. Fra le cause la crisi del settore moda e di parte della meccanica

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PRATO – Numeri impressionati per la cassa integrazione in provincia di Prato. Nel primo semestre del 2024 il ricorso agli ammortizzatori sociali in provincia è aumentato di oltre il 104 per cento. 

A dirlo sono gli studi della Uil sulla base dell’ultimo rapporto Irpet. “Le crisi industriali in Toscana  – commenta il sindacato – non sono purtroppo una novità di questi giorni. Il contesto macroeconomico, alla luce dell’ultimo rapporto Irpet, desta alcune preoccupazioni: infatti siamo di fronte ad una stagnazione del Pil, accompagnata però da una crescita occupazionale che evidentemente non può che essere di scarsa qualità e stabilità. A questo si aggiungono le crisi globali di settori fondamentali per la nostra regione, come quelli della moda e parte della meccanica, che peraltro rischiano di estendersi a macchia d’olio verso altri settori. L’impatto verso la popolazione è notevole: in totale le crisi industriali in Toscana sono 71 e coinvolgono oltre 11500 lavoratrici e lavoratori. Ovviamente si ha un riflesso anche nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali”.

La situazione in Toscana

La Toscana è la settima regione per numero di ore di ammortizzatori sociali autorizzate, circa 18 milioni (18.052.054), dietro a Campania, Puglia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia.  Inoltre, la Toscana ha avuto – anche a causa delle crisi industriali di cui parlavamo poco fa – un aumento sensibili di ore autorizzate (+42,2%), attestandosi al sesto posto in Italia e di fatto decuplicando la percentuale dell’area di riferimento. La situazione tra le varie province non è uniforme: mentre alcune riducono l’utilizzo di ammortizzatori sociali (Massa Carrara, Pistoia, Grosseto e Lucca, con quest’ultima che ha una riduzione addirittura del 23%), altre le aumentano consistentemente: Arezzo, Prato e Pisa (+107,6%, +104,8% e +96,2%) di fatto raddoppiano le ore, mentre Firenze ha aumenti più contenuti con un +64,9%.

Firenze però rimane tra le prime province per numero di ore autorizzate: con ben 5.497.928 ore è la 13esima provincia italiana. Arezzo invece è tra le province con la variazione più alta precisamente al 14esimo posto.

Il segretario generale della Uil Toscana Paolo Fantappiè commenta i dati sostenendo la necessità di “rilanciare lo sviluppo industriale e l’occupazione di qualità attraverso gli investimenti, che devono essere privilegiati rispetto alla rendita (come invece vediamo in molte città). Inoltre, non possiamo perdere la grande occasione del PNRR e dei FSE, che rappresenterebbe anche un’ancora di salvezza dal costante declino socio-economico. A questo proposito chiediamo un maggior coinvolgimento delle parti sociali nella progettazione degli investimenti per non far sì che questi rappresentino solo altri finanziamenti a pioggia alle imprese e che non vengano accompagnati da una reale crescita occupazionale stabile e di qualità”.

© Riproduzione riservata

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