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Decreto Piantedosi, Fipe-Confcommercio: “Cerchiamo soluzioni migliori”

Il presidente Gei: "La responsabilità della sicurezza non può gravare sui gestori dei pubblici esercizi"

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PRATO – “La responsabilità della sicurezza non può gravare sui gestori dei pubblici esercizi. I rischi fisici, le implicazioni psicologiche e le responsabilità penali a cui si chiede di fare fronte non sono gestibili”. A dirlo è il presidente di Fipe Confcommercio Tommaso Gei, che commenta così le ultime novità introdotte dal Decreto Piantedosi, in relazione a quanto viene richiesto ai titolari, per garantire l’incolumità pubblica.
Il testo, pur specificando la possibilità di un’adesione volontaria, introduce meccanismi premiali per quelle attività che si dotino di un responsabile della sicurezza, di adeguati impianti di videosorveglianza ed illuminazione e di un “codice del buon avventore” che individui i comportamenti da far rispettare. Tra questi ultimi, il divieto di introdurre nel locale armi o strumenti atti ad offendere, sostanze stupefacenti e bevande alcoliche.
“Questo genere di sorveglianza – precisa Gei – non è sostenibile né giusta. Gli imprenditori e i dipendenti non possiedono la formazione e le competenze necessarie per attuarla e, anche qualora provassero ad intervenire, si sottoporrebbero ad una pluralità di rischi inaccettabili. In primis – prosegue il presidente Fipe – quelli fisici, accompagnati dal turbamento psicologico e dall’eventualità non remota di incorrere in lunghi e dispendiosi processi penali.
Anche l’idea di nominare un responsabile della sicurezza appare basata su premesse incerte: questo tipo di figura in Italia non esiste o comunque non ce ne sarebbero a sufficienza per coprire una platea di attività così allargata”.
Gei, inoltre, non è convinto dalla specifica del ministero riguardo alla volontarietà dell’adesione: “La leggiamo come una formula ricattatoria. Significa che se aderisci verrai tutelato dalla chiusura della tua attività per motivi di ordine pubblico, altrimenti no. Questo determina delle zone grigie che non ci possiamo permettere”.
La nuova normativa rischia inoltre, secondo il presidente, di generare dei paradossi: “Pensiamo al caso di una ragazza che è uscita con lo spray urticante per sentirsi maggiormente al sicuro e che sia costretta a lasciarlo per fare una passeggiata per locali. Rischiamo risvolti controproducenti”.
“Tutti elementi di riflessione – conclude Gei – che Fipe, operativa ogni giorno sul campo, avrebbe manifestato al ministero, se fosse stata coinvolta fin da subito. Siamo da sempre disponibili a collaborare, ma dobbiamo trovare soluzioni migliori di queste”.
 

© Riproduzione riservata

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