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PRATO –
Crisi del settore moda: la commissione sviluppo economico e rurale, presieduta da Gianni Anselmi (Pd) ha tenuto l’audizione dell’assessora regionale al lavoro, Alessandra Nardini, e dell’assessore regionale all’economia, Leonardo Marras, per una definizione del quadro aggiornato e delle linee di azione della Regione “seguendo una richiesta partita in particolare dalla consigliera Elena Meini (Lega) e poi fatta propria da altri commissari”, ha ricordato il presidente.
L’assessora Nardini ha raccontato “il lavoro che abbiamo provato a fare in questi mesi, da quando abbiamo raccolto, fin da subito, il grido di allarme del settore, che in tutte le sue forme e in tutti i diversi territori ci aveva segnalato una grandissima difficoltà che si è allargata a macchia d’olio, ha interessato tutto l’indotto. I numeri drammatici lo dimostrano. La crisi è di livello nazionale, non solo toscano, tocca regioni come Veneto, Campania, Marche, Emilia-Romagna, Puglia. In gioco, la tenuta dei posti di lavoro, le ricadute sociali, la perdita di competenze”.
L’assessora ripercorre i passi compiuti, “sempre in accordo con le parti sociali”, verso il governo nazionale, “dalla prima richiesta di un ammortizzatore sociale, presentata all’inizio di giugno dal presidente Giani ai ministri Calderone e Giorgetti e poi da me il 13 giugno: anche come coordinatrice della commissione formazione professionale e lavoro della Conferenza delle Regioni e delle province autonome ho scritto alla ministra Calderone chiedendo ammortizzatori e misure specifiche”. I tempi dell’interlocuzione, tra lentezze e aperture, spiega Nardini, hanno portato alla convocazione di un tavolo di confronto con i rappresentanti dei territori particolarmente interessati: “convocato il 6 agosto per il 18 settembre. All’incontro non era presente la ministra, ma fu data la disponibilità a concedere ammortizzatori per dodici settimane e rivolto ad aziende con meno di 15 dipendenti”. La Toscana ha fornito, nella fase iniziale, una stima di circa 8mila lavoratori interessati dalla crisi, stima poi elevata a circa 16mila nel mese di settembre, mentre su scala nazionale si tratta di 75mila lavoratori coinvolti”.
La Toscana chiede “che non ci sia limite temporale per la misura degli ammortizzatori e chiedevamo di prorogare strumenti già in essere per aziende con oltre 15 dipendenti. Non ho mai ricevuto risposta a una mia ulteriore lettera inviata in proposito al Ministero. Abbiamo saputo dell’ammortizzatore sociale quando è stato pubblicato in gazzetta ufficiale e grazie a un messaggio inviato al consigliere regionale Diego Petrucci (Fdi) che nel frattempo si era mosso con il ministro Urso”.
La Toscana “proporrà emendamenti per la proroga della durata, perché crediamo che quello compiuto sia un primo passo, ma non sufficiente e vediamo che le settimane si sono ridotte a dieci, con scadenza 31 dicembre scadenza. Non conosciamo i codici Ateco che si intende o meno coprire. Reitereremo la richiesta tavolo congiunto”. Nel frattempo, è al lavoro un tavolo regionale di crisi “nel quale il presidente Giani ha coinvolto me e l’assessore Marras di crisi, a dimostrazione di come intendiamo seguire la vicenda come Regione Toscana. Gli ammortizzatori sociali non possiamo attivarli come Regione, ma devono avere un’attivazione nazionale. Le parti sociali hanno ribadito in ogni occasione la priorità degli ammortizzatori sociali in questa fase. Noi abbiamo previsto specifiche premialità per imprenditrici e imprenditori del settore moda”
E la crisi presenta i tratti davvero preoccupanti come si sono andati delineando in questi mesi, ha confermato Leonardo Marras: “Se analizziamo il fenomeno, come messo a fuoco da Irpet, se ne vede la drammaticità. Le filiere della moda – tutte: tessile, abbigliamento, concia, pelletterie, calzature, senza contare l’indotto – sono in una condizione di decremento della produzione da venti mesi e le previsioni ci dicono che la domanda riprenderà solo nel secondo semestre 2025, con una stima di trenta mesi di calo della produzione. Dopo una prima parte di resistenza, abbiamo visto, quale impatto sociale questo determina. L’occupazione dall’ultimo trimestre 2023 è precipitata, nel secondo trimestre 2024 c’è un meno 15 per cento di avviamenti al lavoro e il 5,6 per cento dell’occupazione in cassa integrazione o che percepisce l’ammortizzatore sociale del fondo di solidarietà per le imprese di più piccola dimensione”. C’è ora il rischio occupazionale per oltre 15mila lavoratrici e lavoratori, “dopo 15 anni di crescita inesorabile, in alcuni casi raddoppiata”, ha spiegato Marras. E guardando alle ragioni che l’hanno generata, “ci si chiede ora se la crisi sia congiunturale o strutturale. Nell’Occidente, il mercato sta profondamente cambiando, sta crescendo il mercato dell’usato, c’è un tentativo di ricercare il bene essenziale e il bene che effettivamente è prodotto con criteri e processi sostenibili. I grandi gruppi stanno cercando di riposizionarsi”. Siamo ancora nel “tempo della difesa”, ma occorre pensare approfonditamente agli scenari futuri, anche partendo dalla Toscana: “A breve – ha proseguito Marras – presenteremo una ricerca, la nostra industria dipende in modo rilevantissimo dalla moda: siamo quasi al 40 per cento della produzione industriale. Se però consideriamo le imprese che lavorano del tutto o quasi nell’indotto moda, la quota sale ulteriormente. Il tema è nazionale, le misure saranno in gran parte nazionali, ma dobbiamo fare la nostra parte. Esisterà un secondo tempo, ma ci si deve arrivare con un sistema produttivo che sia ancora in grado di muovere passo. Occorrerà offrire strumenti per investire. Se vogliamo collocare tempo o ruolo per la Regione verso una direzione che restituisca nuovo valore a questo grande comparto, lo vedo qui”.
La capogruppo della Lega, Elena Meini ha ringraziato “per aver accolto questa richiesta di audizione. Su questa crisi, condivido molti aspetti della lettura degli assessori e apprezzo la trasparenza con la quale ci si pone, riguardo a un tema che non deve dividere in appartenenze politiche”. Di qui, la proposta di un lavoro congiunto: “Ritengo giusto cercare condivisione in atti che vadano in un’unica direzione. È come una maxi crisi aziendale che tocca tantissime province e la gran parte della regione. Serve ancor più unità, più condivisione possibile. Alla giunta regionale dico: ci coinvolga se ritiene ci siano stati errori e risposte che è giusto arrivino da parte del governo nazionale. Per fare muro, se le risposte non ci sono, e per dare valore alle risposte che invece arrivano. Siamo disposti ad andare tutti insieme a Roma. Ci sono le risorse per andare verso una direzione per le aziende con più di 15 dipendenti”. Anche sul tavolo di crisi regionale, sul quale ha chiesto “cosa ha prodotto e in quale direzione è andato”, secondo la consigliera “dovrebbero farne parte anche soggetti politici di diverso colore, per cercare la massima sinergia, magari convocando anche la commissione”.
La vicepresidente della commissione, Sandra Bianchini (Fratelli d’Italia) ha posto l’attenzione su “molte cose che anch’io condivido: c’è un cambiamento di modelli e siamo di fronte a una crisi strutturale. Mi chiedo quale sia la strategia della Regione Toscana in merito alle crisi aziendali, in un momento congiunturale estremamente favorevole per quanto riguarda la disoccupazione. Gli strumenti di difesa sono di livello nazionale e questa è una crisi nazionale, ma ci sono anche strumenti di valorizzazione per lavorare sul presente e sul futuro. E sulla formazione, uno degli elementi di svolta: vedo uno scollegamento dalla realtà e dalle esigenze delle aziende. Importante capire gli orientamenti. Così come sarebbe interessante capire come la Regione intenda fare rete: spero non attraverso consorzi pubblici”.
Secondo il consigliere Marco Martini (Pd) “abbiamo raccolto il grande grido di allarme che coinvolge tantissimi addetti. I numeri estremamente significativi. Sarà necessario lavorare in forte sinergia per risolvere problemi così difficili. È importante capire che non si rischia solo la perdita dei posti di lavoro, ma anche di competenze che non sono facilmente ricostruibili. C’è un forte impegno della Regione. Serviranno misure strutturali in vista della ripresa, serve l’impegno di tutti. Se nel secondo semestre 2025 dovesse arrivare la ripresa – ha concluso –, potremmo anche farcela, se continuiamo tutti insieme a cercare di dare un contributo”.
Il presidente Anselmi, in chiusura, ha dato la “disponibilità a continuare e lavorare su atti condivisi, auspicabilmente trasversali che supportino lo sforzo dell’amministrazione. Quanto al quadro delineato dagli assessori, non si può che dare atto di una visione integrata, non solo della terapia, con la grande questione degli ammortizzatori sociali. Anche i nostri distretti che hanno salvato l’economia della nostra Regione, un sistema fortemente distrettualizzato, vanno ripensati e non è affatto semplice. Credo che le sollecitazioni che possono arrivare dal Consiglio regionale, anche con atti condivisi, siano qualcosa di salutare. La commissione buona sede per fare questo”.