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PRATO – Il 22 novembre, alle 21 a Officina Giovani va in scena il secondo appuntamento di Ex-Temporaneo, la rassegna di teatro di Officina Giovani dedicata alle produzioni teatrali indipendenti, giunta alla sua sesta edizione.
‘Diario di un dolore’ è nato da un progetto di Francesco Alberici e con la collaborazione di Astrid Casali, lo spettacolo prende spunto e riprende il titolo dal romanzo inglese di C.S.Lewis.
Il regista chiede alla sua attrice di lavorare a una messa in scena che affronti il tema del dolore prendendo spunto dal romanzo, visto come punto di partenza di un‘indagine più profonda, legata al tema della perdita, della mancanza e dello smarrimento. Come si rappresenta il dolore e quali sono i limiti? La propria biografia può essere messa in scena o si rischia di strumentalizzarla? Lo spettacolo ha lo scopo di porre queste domande e cerca di dare delle risposte, mostrando quanto sia forse necessario parlare del dolore per superarlo.
“Nessuno mi aveva mai detto che il dolore assomiglia tanto alla paura. Non che io abbia paura: la somiglianza è fisica. Gli stessi sobbalzi dello stomaco, la stessa irrequietezza, gli sbadigli. Inghiotto in continuazione”. C.S.Lewis inizia con queste parole il suo Diario di un dolore, indagine spietata e puntale di ciò che accade nel corpo e nella mente dello scrittore al momento della perdita dell’amata.
Questa breve lettura è stata la suggestione che mi ha definitivamente illuminato rispetto alla natura di questo progetto: negli ultimi due anni alcuni avvenimenti personali mi hanno portato a provare in maniera sempre più netta una sensazione di smarrimento continuo, una sensazione di irrealtà nei rapporti con gli altri, col tempo e con le cose. La lucidità di Lewis nel descrivere i suoi moti d’animo, il crollo della fede, l’impossibilità di gestire la memoria del passato che continua ad affiorare alla morte della moglie, è spietata e commovente al tempo stesso. Questo libro, assieme a molti altri materiali di riferimento, ma in particolare questo libro, vuole essere il punto di partenza di un‘indagine sul funzionamento del dolore – dolore legato ad una perdita, a un senso di fallimento o a uno smarrimento di vita.
Le parole del neuropsichiatra Stefano Benzoni mi fanno sperare nel valore politico della scelta di affrontare un discorso – quello sul dolore – rimosso dal nostro lessico quotidiano: oggi non c’è un’epidemia di depressione tra i bambini, ma i dati segnalano un crescente disagio.
Io invito a interrogarci se questa “epidemia di infelicità” non sia invece un’“epidemia di felicità”, cioè una una sorta di ingiunzione morale collettiva rispetto al mantra della felicità.”
Ingresso libero, consigliata la prenotazione su piattaforma Eventbrite.
Gli spettatori sono pregati di presentarsi con 30 minuti di anticipo rispetto all’orario di inizio dello spettacolo.