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PRATO – Un momento di riflessione e di allontanamento dall’attività nella Lega di Prato. A prendersela, in polemica con la gestione del partito negli ultimi mesi, è Fabio Barni un militante di lungo corso del partito. .
“Prima di decidermi a scrivere queste righe, ho parlato con tutti e con le diverse sensibilità della Lega nei mesi scorsi, senza risparmiare gli sforzi possibili. Ho ascoltato, riflettuto e ora sento il bisogno di condividere una riflessione pubblica e non solo, testa a testa, con i miei vari interlocoturi – dice – In città, tante cose accadono, e molte di queste, guidate da altri, sono destinate a condizionarne il futuro, nel bene come nel male. Sia pure nel rispetto di ruoli, regolamenti e statuto, gli amici della Lega di Prato devono prendere in mano la situazione e agire, arrivi o no un congresso provinciale, unitario o frammentato che sia. Le esitazioni, i rimandi e l’incapacità di delineare un percorso chiaro verso il rinnovamento del partito e, soprattutto, del contributo possibile al rinnovamento della città, attraverso l’intero centrodestra, non sono più accettabili per il semplice fatto che il tempo corre e che tanti meccanismi sono in moto”.
“È il momento di pensare a una strada che rispetti le differenze interne, ma che non si areni nella sterile attesa di una pacificazione fra anime sicuramente dotate di buona volontà ma prive di un orientamento, quello di un direttivo provinciale in carica, politico e autonomo capace di sintetizzare idee e proporre azioni politiche – prosegue – Il commissariamento del partito, in corso ormai da mesi, non può continuare a essere l’alibi più o meno consapevole che permette ad alcuni, peraltro divisi su versanti e cordatre differenti, di rimandare attraverso l’attività politica la nascita di una nuova classe dirigente. Anche a costo di qualche lacerazione inevitabile, le divisioni possono diventare il motore di un cambiamento positivo, ma solo se affrontate con coraggio e determinazione e, questo, addirittura a prescindere dalla tenuta e dall’esito di un congresso”.
“A Prato, la Lega ha compiuto uno sforzo significativo per ricostruire una base di adesioni e sostenitori, ma senza una leadership che superi o, mal che vada, ignori le diffidenze reciproche, ciò rischia di non avere grosso impatto sulla città e sulla provincia, non fosse che per il tempo necessario a produrre proposte e costruirvi intorno ascolto e consenso – dice ancora Barni – Alcuni militanti, fra i quali chi scrive, e lo stesso consigliere comunale, di frustrazione politica, privi di una direzione chiara capace di smorzare iniziative del tutto personali, così come, soprattutto, di indicare gli ambiti nei quali i militanti possano spendere energie, desideri e competenze, assai meglio che nella situazione di reciproca sordità che è venuta a crersi. Non basta gestire un incarico elettivo: serve essere un punto di riferimento per la comunità. E senza una struttura di partito che offra supporto, indicazioni e visione, quel ruolo diventa insostenibile. La mancanza di una guida riconosciuta e autonoma, locale, non solo allontana i cittadini, ma crea anche tensioni interne, minando ulteriormente la coesione necessaria per agire”.
“Le iniziative positive, come le raccolte di giocattoli per i meno fortunati o gli interventi di cura del territorio, sono encomiabili – procede – ma non possono bastare come non bastano cene e momenti conviviali che sono un bel supporto, bello davvero, a patto che ci sia qualcosa da supportare. Un partito che vuole davvero incidere nel dibattito pubblico locale e nelle scelte politiche deve avere una visione complessiva e un piano di azione continuativo. Non può limitarsi a risposte reattive o a interventi episodici, ma deve costruire un dialogo costante con la città e i cittadini. Osservare la situazione attuale, mesi dopo la campagna elettorale, è desolante. In quella fase c’era entusiasmo, determinazione e un senso di appartenenza che ora sembrano affievoliti. Il partito, pur non essendo grande, è paralizzato da divisioni e da ambizioni personali che impediscono la formazione di una leadership provinciale. Troppe aspirazioni individuali stanno bloccando il processo di rinnovamento. Questa impasse danneggia tutti: militanti, elettori e cittadini che guardano alla Lega come a un’alternativa politica”.
“Di fronte a questa situazione, ho deciso di fare un passo indietro – conclude – Dopo mesi di telefonate, incontri e discussioni, sento il bisogno di una pausa. Questo non significa un addio definitivo, ma una riflessione necessaria. Voglio lasciare spazio al partito per riorganizzarsi e per trovare una nuova strada. Quando sarà il momento, se la Lega avrà ricostruito una struttura coesa, con direttivi provinciali e sezionali solidi, sarò pronto a tornare e a offrire il mio contributo”.