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PRATO – Un’indagine lampo condotta dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Prato, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, ha permesso di smantellare un pericoloso sodalizio criminale dedito ai sequestri di persona a scopo di estorsione.
L’operazione ha portato al fermo di due cittadini cinesi, accusati di essere i carcerieri di un connazionale rapito lo scorso 30 novembre e liberato solo il 5 dicembre. La svolta è arrivata grazie a un’analisi meticolosa delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza poste nei pressi del luogo in cui l’ostaggio era stato rilasciato. I filmati hanno permesso agli inquirenti di ricostruire il tragitto dei rapitori e individuare quello che si è rivelato essere il loro quartier generale.
Il blitz è scattato nella mattinata di sabato (13 dicembre), quando i militari hanno fatto irruzione in un immobile che fungeva da base logistica per la banda. Durante la perquisizione, gli investigatori hanno rinvenuto il luogo di prigionia: un locale cantina dove era stato allestito un giaciglio nel sottoscala per custodire il sequestrato durante i sei giorni di segregazione. Nel covo sono stati sequestrati anche gli abiti che i due uomini indossavano il giorno del rilascio, insieme a un piccolo arsenale composto da un taser, mazze e coltelli, strumenti utilizzati con ogni probabilità per intimidire la vittima. Uno dei due sospettati ha tentato la fuga all’ingresso del personale dell’Arma, ma è stato prontamente bloccato e immobilizzato.
A rendere ancora più solido il quadro indiziario è stato il rinvenimento di documenti falsi validi per l’espatrio, elemento che ha confermato il concreto pericolo di fuga dei due indiziati.
Condotti dinanzi al pubblico ministero per l’interrogatorio, entrambi i soggetti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. In data odierna, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Firenze ha convalidato il fermo emesso dalla Dda, disponendo la misura della custodia cautelare in carcere per entrambi.
Le indagini proseguono ora per accertare il coinvolgimento di eventuali complici e fare piena luce sul giro di estorsioni che gravita attorno alla comunità cinese pratese.
L’operazione rappresenta un punto di svolta in una vicenda che aveva destato forte allarme, soprattutto all’interno della comunità cinese, e che fin dall’inizio era apparsa connotata da modalità tipiche della criminalità organizzata.
Il sequestro era scattato all’alba di domenica 30 novembre, quando Yang Yixiang era stato avvicinato all’uscita di un bar karaoke in via Galcianese a Prato da due individui che si erano qualificati come appartenenti alle forze dell’ordine. Convinto a salire su un’auto scura di grossa cilindrata con il pretesto di un controllo, del 46enne cinese si erano poi perse le tracce.
Dopo cinque giorni di prigionia, il rapito era stato rilasciato nella serata di venerdì 5 dicembre e ritrovato in zona piazza Mercatale, in stato confusionale. Nelle ore successive era stato ascoltato a lungo dai carabinieri per ricostruire quanto accaduto durante la detenzione, mentre la procura di Prato aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di estorsione, reato perseguibile d’ufficio, nonostante il successivo ritiro della denuncia da parte dei familiari.
Le indagini, passate sotto il coordinamento della Dda fiorentina, diretta dalla procuratrice Rosa Volpe, hanno consentito di risalire ai presunti responsabili della custodia dell’ostaggio.


