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Sentenza sul turismo, la ministra Santanché contro la Consulta: “Tentativo di sovvertire le regole dello Stato”

FIRENZE – Duro commento, di tono non certo istituzionale, seppur arrivato dall’ufficio stampa del ministero, alla sentenza della Corte Costituzionale sulla legge regionale del turismo toscana da parte della ministra Daniela Santanché. 

“L’intervento normativo statale sugli affitti brevi esiste già – dice – e il merito va interamente al governo Meloni, che nel 2023 ha affrontato un tema su cui il Pd, pur avendo governato per anni, ha sempre sonnecchiato. Ora, sembrano svegliarsi tutti insieme, come se avessero scoperto un problema che per decenni hanno ignorato. La sentenza della Consulta, 186 del 2025, non fa altro che confermare la bontà della recente normativa del governo sulla regolamentazione delle locazioni turistiche che ha contemperato tutti gli interessi in campo e ha dato solo frutti positivi. Con l’introduzione dei Codici identificativi nazionali (Cin) e il censimento delle strutture ricettive, le relative sanzioni e misure di sicurezza degli appartamenti, è stata avviata una seria lotta contro l’abusivismo e il sommerso e per la tutela dei consumatori, fenomeni che hanno caratterizzato il settore per troppo tempo. Questo governo ha tracciato una linea di demarcazione, mentre il Pd è stato completamente assente e ha governato le città che oggi si lamentano e dove sono spariti il commercio locale e si è resa la vita delle famiglie impossibile per l’assenza di servizi e per le Ztl sempre attive.  Oggi, invece, il Pd si preoccupa di festeggiare, nascondendo come ha governato sino a oggi le città dei sindaci che si lamentano. Una scoperta tardiva, per dirla con franchezza”.

“E comunque, lascia sconcertati – dice Santanché – il passaggio della Consulta in cui si sostiene che la regolamentazione delle locazioni turistiche sia regionale perché rientra tra le materie del turismo e del governo del territorio, conferendo poteri regolatori a livello regionale e locale, distinguendo gli aspetti turistici da quelli negoziali che restano statali. Insomma. Questa carta velina, con l’aggiunta della visione semplicistica del fenomeno basata su accenni approssimativi ad altri Stati come Spagna e Francia o addirittura all’home sharing ignora un aspetto fondamentale: ogni limitazione a queste attività è un’ingerenza nella disciplina della proprietà privata e alla libertà di impresa e certamente determinerà alterazioni del mercato e l’innalzamento dei prezzi nelle periferie. Ci sfugge qualcosa, o siamo di fronte a un tentativo di sovvertire le regole fondamentali dello Stato prendendo lo spunto da Nazioni come la Spagna e la Francia dove queste aberrazioni hanno già prodotto i propri frutti nefasti nei confronti del ceto medio?”.

REDAZIONE

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