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VAIANO – Giorno della Memoria, a Vaiano si celebra con 2 iniziative diverse fra passato e presente in programma il 27 gennaio e il 3 febbraio, promosse in collaborazione dal Comune con Anpi, Fondazione Cdse, Museo della Deportazione e Resistenza, Aned ed Arci.
Il 27 gennaio, nel giorno in cui sono stati abbattuti i cancelli di Auschwitz, nel Salone del Consiglio Comunale è in primo piano il dovere di non dimenticare. Alle 21 Luca Bravi (università di Firenze e Museo della Deportazione e Resistenza) interverrà su Attraversare Auschwitz. Storia e memorie per il presente, saranno lette testimonianze a più voci anche per riflettere sulla nostra contemporaneità. Coordina Luciana Brandi, presidente di Aned Vaiano, introducono la sindaca Francesca Vivarelli e l’assessore alla cultura, Davide Puccianti.
“È un dovere – sottolineano gli organizzatori – quello di ricordare il genocidio degli ebrei di ogni nazionalità, e della deportazione ed eliminazione che colpì, oltre agli ebrei, anche le popolazioni rom, gli omosessuali, le minoranze religiose, i disabili fisici e mentali, i deportati politici, i prigionieri di guerra, in un orrido caleidoscopio di massacri perpetrati dalla disumana strategia nazista e fascista”.
La sera del 3 febbraio, alle 21, al circolo Arci La Spola d’Oro della Briglia, il racconto approfondito, a cura della Fondazione Cdse, sugli effetti delle leggi razziali e la politica di discriminazione nel territorio della Val di Bisenzio e in particolare nel villaggio fabbrica di La Briglia, dove oltre agli imprenditori Forti, proprietari della fabbrica, erano presenti altre famiglie di origine ebraica che durante il 1943-1944 furono nascoste e aiutate dalla popolazione locale. Intervengono le studiose Silvia Sori, Luisa Ciardi e Alessia Cecconi.
La Fondazione Cdse si è sempre occupata dei Forti, da quando a metà degli anni Novanta Silvia Sorri iniziò un lungo lavoro di tesi di storia contemporanea su questa famiglia e la creazione del villaggio fabbrica di La Briglia, che portò alle interviste con i vari discendenti, molti dei quali in America, e al ritrovamento di numerose foto d’epoca nonché al nucleo di libri della biblioteca circolante dell’antica fabbrica. Nel tempo sono stati mantenuti sempre saldi i contatti con i vari rami familiari.
Con le leggi razziali la famiglia Forti fu costretta a svendere la fabbrica, un ramo familiare riuscì a scappare prima in Svizzera e quindi in America. La partenza dall’Italia segnò una lacerazione profonda: coloro che emigrarono in America vi rimasero per sempre. Il villaggio fabbrica e l’industria Forti di fatto subirono un forte declino con le leggi razziali, la partenza dei Forti e la Seconda guerra mondiale, fino alla chiusura definitiva alla fine degli anni Cinquanta.
Con la famiglia in fuga c’era anche la piccola Simone di 4 anni, che sarebbe poi diventata artista, coreografa, danzatrice e scrittrice nota a livello internazionale, insignita a Venezia nel 2023 del Leone d’Oro alla carriera nella danza. La serata di approfondimento storico si concluderà con la proiezione del documentario realizzato nel 2023 da Rai cultura dedicato proprio alla carriera di Simone Forti.