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PRATO – “Ancora una volta, siamo stati costretti ad avvisare in urgenza i soci della chiusura della regionale 325 e della deviazione del relativo traffico (dove e se possibile) su percorsi alternativi comunque impervi, invitando tutti quanti a seguire gli aggiornamenti e le indicazioni delle autorità; stavolta la causa è una fuga di gas”. A commentare l’episodio la presidente di Confindustria Toscana Nord, Fabia Romagnoli.
“Questo mentre sarebbe pronto lo studio di fattibilità che costituisce il primo atto per una riprogettazione della viabilità che darebbe dignità a questa importante porzione di territorio, alle cronache troppo spesso per incuria, degrado e pericolosità. Sarebbe pronto, lo studio, ma rimane in attesa di essere presentato alle categorie economiche e al territorio. Mentre aspettiamo di essere convocati, ci chiediamo, e chiediamo, quale sia il momento giusto perché la questione sia presa definitivamente in carico e cosa debba ancora accadere perché ci si renda conto di quanto la situazione sia incresciosa e deleteria”.
Sul tema anche Emanuela Paci, capogruppo FdI a Vaiano e candidata al Consiglio regionale di Fratelli d’Italia. “Dopo la chiusura di ieri per fuga di gas alla Tignamica e la riapertura a singhiozzo, la Val di Bisenzio si è ritrovata di nuovo isolata. Ogni stop della 325 manda in tilt la valle. Non è sfortuna: è il prodotto di venticinque anni di rinvii. La Regione guidata dal Pd non ha trasformato gli annunci in un’infrastruttura affidabile, mentre i Comuni hanno piani di protezione civile troppo spesso fermi alla carta e non aggiornati al multirischio”.
Paci incalza sul nodo delle alternative: “Da mesi sentiamo parlare di viabilità alternative: le ha sbandierate il presidente Eugenio Giani, le ha promesse il presidente della Provincia Simone Calamai. Siamo ancora in attesa di sapere quali siano, con quali tempi e con quali risorse. Intanto imprese e pendolari hanno pagato l’ennesimo conto dei disagi». La candidata richiama anche le categorie economiche: «Non lo diciamo solo noi. Confartigianato ha espresso pubblicamente dissenso sulla gestione dell’ennesima emergenza della 325 e Confcommercio chiede certezze su tempi e responsabilità. È un messaggio chiaro: qualcosa non funziona e va corretto”.
Nel corso della giornata Paci segnala “decine di telefonate da cittadini e imprenditori, confusi da indicazioni frammentarie”. “È un campanello d’allarme – spiega – i piani di protezione civile dei tre Comuni, approvati da pochi mesi grazie al l’impulso di Fratelli d’Italia, vanno resi operativi e condivisi capillarmente con volontariato, gestori delle reti, forze dell’ordine, scuole e imprese. In emergenza servono procedure semplici, testate e comunicate in modo univoco”.
Per Paci serve passare dai documenti alle procedure reali: “Questo significa mettere per iscritto e rendere pubblici dirottamenti standardizzati quando la strada si ferma, fissare fasce orarie tutelate per rifornimenti e servizi essenziali, potenziare temporaneamente treni e bus con corse sostitutive già pronte e garantire informazioni in tempo reale e univoche ai cittadini. Ieri non si è visto nulla di tutto questo, e non è la prima volta”.
La chiusura è un affondo politico: “La misura è colma. I cittadini della Val di Bisenzio e le nostre imprese pagano le tasse come tutti e hanno diritto alla normalità, non a una roulette ogni volta che c’è un imprevisto. La Regione apra subito un tavolo operativo sulla 325 con cronoprogramma pubblico e risorse dedicate; Provincia e Comuni rendano immediatamente esecutivi i piani con verifiche ed esercitazioni regolari. Io ci sarò per pretendere risultati, non altri slogan”.


