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PRATO – Il tribunale di Prato, al termine del giudizio abbreviato, ha condannato in primo grado a un anno e 4 mesi, per aver emesso falsi attestati di formazione, un professionista pratese, nei cui confronti già gravava una misura cautelare interdittiva disposta dal Gip.
L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Luca Tescaroli, è collegata al procedimento penale che, nel febbraio del 2023, aveva portato all’arresto di quattro imprenditori cinesi per sfruttamento lavorativo e per la brutale aggressione con la quale, mesi prima, avevano sedato sul nascere la manifestazione promossa da alcuni dei loro lavoratori per
rivendicare il diritto a un lavoro dignitoso.
Gli accertamenti investigativi si sono avvalsi del prezioso contributo del gruppo antisfruttamento della Asl e hanno consentito di appurare plurimi casi di false attestazioni, emesse dal professionista con la finalità di assicurare, ai propri clienti, l’ottemperanza alle prescrizioni impartite dai tecnici della prevenzione.
Si tratta di una vicenda peculiare che ha consentito di comprendere come esista una
“zona grigia” nel sistema prevenzionistico, nella quale si insinuano consulenti che, a
fronte di compensi rilevanti (nel caso di specie, circa 400 euro ad attestato), documentano li falso. Gli attestati incriminati, infatti, avevano lo scopo di certificare l’abilitazione alla conduzione dei carrelli elevatori. attrezzature comunemente impiegate in molti settori produttivi, anche in occasioni nelle quali, negli ultimi anni, si sono verificati gravi episodi infortunistici, dagli esiti anche infausti.