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Nel Chiostro San Domenico un viaggio alla scoperta delle “Tombe dei grandi’

Veronica Bartoletti e Veronica Vestri hanno raccolto le sepolture dell'antico cortile monastico in un volume che sarà presentato dal docente Christian Satto

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PRATO – Chi non si è mai fermato a leggere o più semplicemente ad osservare le elaborate tombe che si trovano sui muri del chiostro di San Domenico? Camminando lungo i quattro lati dell’ex cortile monastico ci sono lapidi, iscrizioni e stemmi che raccontano secoli passati, che fanno memoria di personaggi e famiglie che hanno dato lustro alla città e alla Chiesa di Prato.

Veronica Bartoletti e Veronica Vestri hanno compiuto un lavoro di ricognizione di queste testimonianze di pietra facendo una specie di censimento dei profili biografici di chi ha trovato sepoltura nel chiostro di San Domenico, in pieno centro storico. Non solo, sono stati fotografati e catalogati anche gli stemmi familiari presenti.

Da questa interessante ricerca è nato un libro, Le tombe dei grandi. Il chiostro di San Domenico, uno scrigno di memorie tra parole e immagini, curato dalle due studiose: Bartoletti, direttrice dei musei diocesani di Prato, e Vestri, esperta archivista. Lunedì (30 giugno) alle 21, naturalmente nel chiostro, è in programma la presentazione del volume edito dalla cooperativa Prato Cultura. Presenta Christian Satto, docente all’università per stranieri di Siena. I partecipanti saranno guidati in un percorso tra lapidi, monumenti e stemmi.

Leggendo il libro si scopre che alcune lapidi ricordano tombe e personaggi defunti tra il 16esimo e il 17esimo secolo, ma il nucleo fondamentale delle sepolture è riconducibile al periodo tra il 1830 e il 1860, con l’unica eccezione del monumento funebre di Sem Benelli (morto nel 1949).

“Luogo di eterno riposo per alti prelati, ricchi commercianti, professionisti, imprenditori, intellettuali, artisti e restauratori, le cui virtù risuonano celebrate nelle epigrafi che “gareggiano” l’un con l’altra a raccontare pregi professionali e valori familiari in pieno stile neoclassico”, scrivono Bartoletti e Vestri.

Scorrendo i nomi si possono trovare patrioti come Piero Cironi e Luigi Muzzi e prelati come Giuseppe Arcangeli e Luigi Sacchi. C’è un discreto numero di componenti della famiglia Benini, esempio pratese di filantropismo che univa interessi culturali, impegno civico e devozione. Ma c’è anche quella media borghesia che in quegli anni a Prato stava emergendo, soprattutto grazie al tessile. Tra le varie figure di questo genere spicca ad esempio Cesare Romei, pioniere dell’industria in Val di Bisenzio. Molti decessi furono causati da epidemie, come quella di tifo e colera che colpì Prato negli anni Cinquanta dell’Ottocento o da malattie “tipiche” dell’epoca, come la tubercolosi, facendo così di questo particolare cimitero un segno dei tempi.

© Riproduzione riservata

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