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Suicidio alla Dogaia, Biagioni (Pd): “Ennesima tragedia annunciata”

Per i Giovani Democratici Prato "è la dimostrazione di un sistema penitenziario che schiaccia le persone"

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PRATO – “Ennesima tragedia annunciata nel carcere di Prato. Un ragazzo di appena 32 anni si è tolto la vita nella sua cella alla Dogaia. Una vita spezzata perché lo Stato ha fallito di fronte a un ragazzo che aveva tutta la vita davanti”.

Così Marco Biagioni, segretario del Partito democratico di Prato che commenta il suicidio di un uomo nel Carcere della Dogaia avvenuto il 24 febbraio.

“A questa orribile tragedia – prosegue il segretario Pd – se ne è aggiunta un’altra a pochi chilometri da noi, nel carcere di Sollicciano. Due suicidi in 12 ore sono il segno di un sistema penitenziario al collasso. Il dramma delle carceri italiane non può più essere ignorato. La Dogaia è priva di un direttore effettivo, mancano figure fondamentali come educatori e personale sanitario, le condizioni di vita dei detenuti sono inaccettabili, il personale della polizia penitenziaria è sottodimensionato. Senza polemiche, chiedo al governo come si possa pensare di aumentare i reati puniti con il carcere quando le nostre strutture non sono nemmeno in grado di gestire la situazione attuale. Una persona affidata allo Stato è morta”.

“Non possiamo continuare a contare le vittime e non possiamo abituarci a questa nuova normalità. Servono interventi immediati – conclude Biagioni – per garantire condizioni di vita dignitose nelle carceri e un vero percorso di recupero per chi sta scontando una pena”.

Sulla vicenda intervengono anche i Giovani Democratici Prato: “Un giovane detenuto si è tolto la vita nel carcere della Dogaia inalando gas da una bomboletta. Un dramma che non può essere considerato un caso isolato, ma l’ennesima dimostrazione di un sistema penitenziario che schiaccia le persone invece di offrire loro un percorso di reinserimento. Il carcere, così com’è oggi, oltre ad essere un luogo meramente punitivo è una macchina che genera emarginazione e disperazione. Senza interventi radicali sulla salute mentale, sulle condizioni di vita nelle strutture detentive e sulle alternative alla reclusione, questi eventi continueranno a ripetersi”.

“Siamo stanchi delle solite parole di circostanza dopo ogni suicidio in carcere – dichiara Niccolò Ghelardini, segretario GD Prato – Il problema non è solo l’assenza di psicologi o educatori, ma un modello repressivo che cancella ogni prospettiva di futuro per chi è dentro. Bisogna ripensare completamente il carcere: ridurre il sovraffollamento, investire in misure alternative alla detenzione e riconoscere ai detenuti il diritto alla salute e alla dignità”.

Aggiunge Stefano Ciapini, responsabile attualità dei GD Prato: “Quando un ragazzo arriva a togliersi la vita in una cella, lo Stato ha fallito. Non possiamo più accettare che la soluzione alla marginalità sociale sia la reclusione. Serve una riforma che smetta di considerare il carcere come una discarica sociale e garantisca reali percorsi di reinserimento. La salute mentale non può essere un lusso: è un diritto fondamentale, e in carcere diventa una questione di vita o di morte. Servono più psicologi, un monitoraggio costante dei soggetti a rischio e un potenziamento dei servizi di supporto, dentro e fuori il carcere. Senza questi interventi, continueremo solo a contare le vittime di un sistema disumano”.

I Giovani Democratici di Prato chiedono un’inversione di rotta immediata: più risorse per la salute mentale in carcere, la fine del sovraffollamento e un piano nazionale per alternative alla detenzione, perché la risposta non può essere la repressione.

© Riproduzione riservata

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