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PRATO – Violenza sulle donne, “Una disposizione normativa contenuta nell’Intesa Stato-Regioni del 2022 rischia di compromettere il futuro del centro La Nara di Prato e di altre strutture in Toscana. Il requisito che impone alle organizzazioni di perseguire in modo esclusivo o prevalente le attività di prevenzione alla violenza di genere mette infatti in discussione la continuità del servizio, gestito dalla Cooperativa sociale Alice, cooperativa che si occupa anche di altri ambiti sociali”.
Così in una nota il Pd Prato, che prosegue: “La mobilitazione è partita dai territori. I Consigli comunali di Prato, Poggio a Caiano, Montemurlo, Vaiano, Cantagallo, Carmignano e Vernio hanno approvato specifiche mozioni tra ottobre e novembre 2024. Su impulso di Martina Cacciato, responsabile diritti del Pd Prato, la questione è approdata in Consiglio regionale attraverso un’interrogazione di Marco Martini che ha portato a un intervento diretto dell’assessora alle pari opportunità Alessandra Nardini al ministero.
“I numeri – prosegue la nota – testimoniano l’importanza del servizio. La Nara ha accolto oltre 5mila donne dalla sua fondazione nel 1997. Solo nel 2023 sono state 484 le donne seguite, mentre nel 2024 già 450. Il centro è uno dei 4 a rischio in Toscana, insieme a quelli delle Valli Etrusche, di Empoli e Pistoia”.
“La risposta unitaria dei Consigli comunali della nostra provincia – dice Martina Cacciato, responsabile diritti Pd Prato – dimostra quanto il centro La Nara sia un presidio irrinunciabile per il nostro territorio. Anche le forze di opposizione hanno riconosciuto l’urgenza di intervenire, sostenendo la nostra richiesta di soluzioni immediate. La sindaca Bugetti aveva già sollevato questa criticità quando era consigliera regionale e durante la campagna elettorale ha sempre ribadito la necessità di trovare una soluzione rapida. Non possiamo permettere che una disposizione normativa scritta male metta a rischio un servizio che in quasi 30 anni ha aiutato più di 5mila donne a uscire da situazioni di violenza. Ora è importante che il governo ascolti la voce dei territori e intervenga per garantire la continuità di questo modello che funziona”.
La Regione Toscana si è attivata immediatamente. L’assessora Nardini ha scritto alla ministra Roccella chiedendo di modificare l’intesa e salvaguardare l’attuale assetto per i centri esistenti. Le Regioni hanno ottenuto una proroga dell’entrata in vigore fino a settembre 2025 e l’apertura di un tavolo tecnico alla presidenza del consiglio.
“Ringrazio l’asessora Nardini per l’attenzione e l’impegno su questi temi – dichiara Marco Martini, consigliere regionale Pd – Apprezzo particolarmente quanto espresso nella risposta alla mia interrogazione. La posizione della Toscana trova consenso anche in sede di Conferenza delle Regioni. È fondamentale che tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai centri antiviolenza fino ai territori, spingano per modificare rapidamente questo requisito. La sua applicazione comprometterebbe servizi essenziali in numerose aree della Toscana, dato che la criticità non riguarda solo la nostra struttura ma diverse realtà in altre Province e Regioni.”
La partita resta aperta. La proposta della Regione Toscana è di applicare i nuovi requisiti solo ai centri di nuova costituzione, preservando l’operatività di quelli storici che hanno dimostrato professionalità ed efficacia. Una soluzione che permetterebbe di non disperdere un patrimonio di competenze e reti territoriali consolidate.
La rete antiviolenza in Toscana. Nel 2023 sono state 3.232 le donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza in Toscana. I 4 centri a rischio seguono circa il 20 per cento dei casi, mentre le 8 case rifugio interessate dalla norma rappresentano il 34 per cento dei posti letto disponibili nella regione.