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PRATO – Giorno della Memoria, “Ciascuno di noi sia sentinella di democrazia, lavoriamo a un modello di società fondato sul rispetto, sulla tolleranza e sul dialogo”.
Sono le parole pronunciate dalla sindaca Ilaria Bugetti la mattina del 27 gennaio, nell’intervento tenuto per l’80esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz celebrato in piazza delle Carceri alla presenza del prefetto Michela La Iacona e dei rappresentanti della Provincia di Prato, dei Comuni, delle forze dell’ordine, della comunità ebraica, Anpi, Aned, Casa delle Memorie di guerra per la Pace, Museo della Deportazione e Resistenza di Figline e delle associazioni combattentistiche e d’arma.
Nel suo discorso, la sindaca ha sottolineato la necessità di impegnarsi ogni giorno per non dimenticare l’orrore dell’Olocausto e le condizioni che lo hanno reso possibile affinché non possa più riaccadere: “La memoria serve – ha detto Bugetti – Come sottolineo’ Primo Levi ‘Auschwitz è fuori di noi ma attorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia’. E’ proprio ripercorrendo l’Olocausto che dobbiamo trovare la forza, gli strumenti e le strade affinché orrori del genere abbiano fine e non si ripetano. Cambiano i contesti ma non le modalità con cui si replica l’inferno che furono i campi di sterminio tedeschi e l’annientamento, di 6 milioni di persone: ebrei, oppositori politici, rom e sinti, disabili, omosessuali, internati militari, chiunque fosse considerato ‘diverso’. Le tappe che portano all’orrore si ripetono. Sono tanti semi del male che vengono gettati uno dopo l’altro per far germogliare la macchina della morte: un nemico da odiare, isolare, disumanizzare, attaccare; l’umiliazione, la persecuzione, la violenza. Ma l’infezione si trasforma in peste grazie anche ad altri due fattori: complicità o indifferenza. Chi si volta dall’altra parte è complice dei carnefici”.
La cerimonia ha visto la deposizione di una corona d’alloro alla lapide posta sulla facciata del Castello dell’Imperatore dove nel 1944 vennero rinchiusi i prigionieri in seguito allo sciopero generale, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi di annientamento nazisti.
“Non basta ricordare quell’orrore una volta l’anno per sentirsi a posto con la propria coscienza – ha proseguito Bugetti – La memoria va esercitata sempre con un’attenzione particolare alle scuole per rafforzare un patto generazionale sulla memoria che l’inevitabile scomparsa dei sopravvissuti alla Shoah potrebbe indebolire. E’ un lavoro fondamentale che il nostro Museo della Deportazione compie giorno dopo giorno nella consapevolezza che il negazionismo è sempre in agguato. Non dobbiamo cedere sui nostri principi e sui nostri valori e non dobbiamo essere indifferenti agli stermini che avvengono in ogni parte del mondo. Il giorno della memoria serve proprio a darci gli anticorpi per riconoscere e combattere chi vuole mettere a rischio la nostra democrazia e calpesta la dignità di ogni essere umano. La nostra meravigliosa Costituzione ci aiuta moltissimo in questo, basta applicarla sia in campo nazionale che internazionale. E allora forza! Lavoriamo a un modello società fondato sul rispetto, sulla tolleranza e sul dialogo. Costruiamo una memoria collettiva che combatta l’indifferenza e chi voglia fare a pezzi principi fondamentali quali la libertà e l’uguaglianza. Ognuno di noi sia sentinella di democrazia”.
Alla celebrazione ufficiale in piazza Santa Maria delle Carceri hanno preso parte parte anche gli studenti del Consiglio Comunale dei Ragazzi, rappresentanti di tutte le scuole secondarie di primo grado della città. Al termine si è svolta una passeggiata in centro storico, organizzata dalla presidenza del Consiglio comunale ‘senior’ insieme al Museo della Deportazione e Resistenza, Aned eCasa delle Memorie di guerra per la Pace, che ha toccato le pietre di inciampo e i luoghi che hanno assunto rilevanza per il tema.