fbpx
18.5 C
Prato
mercoledì 26 Marzo 2025
Segnala a Zazoom - Blog Directory
spot_img

“Spiego i soldi alle donne, ma in parole povere”, risponde l’influencer Pecuniami

(Adnkronos) – Economista femminista, sul web è conosciuta come Pecuniami, di lavoro fa la consulente finanziaria: ma sui social aiuta le donne a comprendere il mondo del denaro. "Parlo di soldi, in parole povere", dice Aminata Gabriella Fall all'Adnkronos: "Chi sono? Mi piace pensarmi come una bancaria prestata ai social".  
Prima della finanza tu studi a liceo classico, eppoi ti laurei in giurisprudenza, giusto?
 "Il mondo finanziario è la mia pena del contrappasso dantesco perché io ho sempre cercato di scappare dalla matematica, per cui ho una formazione prettamente umanistica" 
Al mondo dei soldi ti ha avvicinato qualche autore o lo hai scoperto in altro modo?
 "E' stato obtorto collo: io sono cresciuta a Salò sul Lago di Garda e per caso nel 2001 sono stata presa in banca per fare la stagione estiva perché serviva qualcuno che parlasse un po' tedesco per fare i cambi perché non c'era ancora l'euro e quindi mi hanno presa per le lingue: sono finita in banca così. Io non avevo neanche il conto all'epoca praticamente e ci sono finita per fare i cambi: da lì però poi non sono più andata via fino al 2022". 
Una formazione umanistica è utile in ambito finanziario?
 "Secondo me sì. Ho conosciuto molti colleghi con una formazione umanistica che si sono inseriti con successo in ambiti come quello bancario. Del resto, le banche oggi raccolgono una varietà di professionalità così ampia che una preparazione non scientifica può essere un valore aggiunto.Parlando più in generale del mondo finanziario, credo che una formazione umanistica possa offrire un vantaggio inaspettato. Anche se si tende a pensare che sia tutto basato su numeri e calcoli, dietro le quinte ci sono ragionamenti complessi, spesso più concettuali e strategici di quanto sembri.Una persona con una buona sensibilità per il linguaggio e il pensiero critico, una volta superata la diffidenza verso i numeri, può avere ottime opportunità in questo settore". 
Come ti viene l'idea poi di portare la finanza su Instagram, sui social, per le donne?
 "A un certo punto della mia carriera mi sono fermata a guardare indietro e mi sono resa conto di una cosa: avevo incontrato pochissime donne. In più di 15 anni di lavoro in banca — era il 2018 — dopo essere stata anche responsabile di filiale, mi sono accorta di aver concesso un solo mutuo a una donna che voleva comprare casa da sola. Anche tra le investitrici, le donne erano nettamente meno rispetto agli uomini. Negli ultimi dieci anni mi sono occupata di Npl (crediti deteriorati) e, anche lì, di imprese femminili praticamente non ne ho viste. A quel punto mi sono chiesta: dove sono le donne in tutto questo?" 
Quindi?
 "Facendo ricerche, ho trovato uno studio della Banca d’Italia del 2013, basato su dati del 2009 — e già il fatto che non ci fossero dati più recenti la dice lunga su quanto il tema fosse stato messo da parte. Da quello studio emergeva un dato chiaro: esisteva (ed esiste tuttora) un gap significativo nell’accesso agli strumenti finanziari e al credito per le donne, che risultavano decisamente sottofinanziate rispetto agli uomini". 
Secondo te da cosa dipende questo gap?
 "Questo non è solo un problema italiano, ma una questione globale. Anche nei settori dei servizi — dove spesso si viene pagati prima o subito dopo aver svolto la prestazione — le donne continuano a essere considerate più rischiose dai finanziatori.  
La ragione?
 "I loro business tendono a essere più piccoli, spesso fortemente legati alla persona. Inoltre, le donne, purtroppo, portano sulle spalle non solo la gestione della propria attività, ma anche un carico familiare significativo. Questo contribuisce a farle percepire come più vulnerabili dal punto di vista finanziario. A tutto ciò si aggiunge un altro ostacolo: la scarsa fiducia in sé stesse. Non si tratta di vera e propria incompetenza finanziaria, ma di una combinazione di paura e della cosiddetta "sindrome dell’impostore", che rende più difficile per le donne fare il passo di chiedere credito rispetto ai loro colleghi uomini". 
Quale è l'errore più frequente in cui ti capita di incorrere a livello di alfabetizzazione finanziaria?
  "Le donne tendono a pensare di non essere mai abbastanza ricche per iniziare a investire. Questo è un errore significativo, perché diventa una sorta di profezia che si autoavvera: meno ci si prende cura dei propri risparmi, meno soldi si avranno da parte in futuro. È un circolo vizioso alimentato da un forte bias che colpisce molte donne, legato ancora una volta alla sindrome dell’impostore. Inoltre, c’è da considerare un altro fattore.  
Quale?
 "Più che una semplice mancanza di iniziativa, spesso pesa anche la sfiducia nel sistema finanziario. Una sfiducia cresciuta soprattutto nei primi anni 2000, dopo una serie di crisi e scandali che hanno allontanato molte persone, donne comprese, dal mondo degli investimenti". 
Come agisce questa sfiducia?
 "La sfiducia nel sistema finanziario ha colpito soprattutto la generazione dei nostri genitori. Gli "scandali" e i fallimenti di quegli anni hanno lasciato un segno profondo, trasmettendo questa diffidenza anche alle generazioni più giovani. Da qui nasce quella che io chiamo la cultura dei "complottismi": guru improvvisati che dispensano consigli facili, insinuando che il sistema sia progettato per rubarti i soldi. Questo alimenta ulteriormente la paura e la confusione". 
Perché?
 "Se una persona è ben preparata e sicura di sé, può difendersi da queste narrazioni e prendere in mano i propri investimenti. Ma chi non ha le competenze o non si fida più delle fonti tradizionali si trova bloccato, senza sapere da che parte andare. E spesso, in questi casi, la scelta più istintiva è l'immobilità — che, paradossalmente, è proprio la scelta più dannosa". 
Mi ha colpito, vedendo un po' i tuoi video: in alcuni le persone mi sembrava non sapessero che cos'è il Pil
 "Manca tanto la parte più teorica. Pensa in questo periodo, riuscire a spiegare alle persone che cosa sono i dazi". 
In che senso?
 "Sono concetti che richiamano decenni di storia economica e politica. Personalmente, mi ricordo bene il G8 di Genova, e già allora si parlava di commercio globale e delle conseguenze dell'abbattimento delle barriere doganali. Per spiegare davvero cosa sono i dazi e quale impatto hanno sull’economia mondiale, bisognerebbe riassumere vent'anni (se non di più) di storia economica in pochi secondi. È una sfida che sembra più da esame universitario che da chiacchierata veloce". 
Si parla di risiko bancario?
 "No, decisamente non è un argomento di cui si parla comunemente. Certo, chi è più informato o più attento all’economia può preoccuparsene, ma non è certo il tipo di conversazione che salta fuori mentre si beve un caffè. Si discute più facilmente di dazi o di altri temi più vicini alla vita quotidiana. Questo, invece, resta un argomento percepito come distante dalla realtà". 
Le persone la loro disinformazione dove la curano?
 "Sono un po' critica, lo ammetto. Oggi ci sono tantissimi podcast sull’economia e la finanza, e non metto in dubbio la preparazione o la buona fede di chi li realizza. Ma spesso chi parla — e mi ci metto anch’io, da bancaria — parte da una posizione già esperta, dando per scontate molte cose. Il problema è che questi contenuti, pur facendo informazione e mostrando competenza, raramente offrono strumenti concreti per costruire qualcosa di utile. Finiscono più per dimostrare chi è "il più furbo della covata" che per dare a chi ascolta le chiavi per crescere e agire in autonomia. Alla fine, il rischio è che un certo tipo di informazione, invece di spingere le persone a muoversi, le lasci bloccate, intimorite dall’idea di non essere mai abbastanza preparate per agire". 
Si rischia di fare danno?
 "Sì. Quando vai su YouTube senza abbonamento, ti becchi le pubblicità prima dei video. Ecco, quando i mercati vanno bene, il 90% delle sponsorizzate sono i "guru del trading" che ti spiegano come diventare ricco in pochi passi. Ma appena i mercati crollano, spariscono. Ricordo che il 31 dicembre 2021 non potevi aprire un video senza vedere qualcuno con la macchinona a Dubai che ti insegnava i segreti per guadagnare. Poi a febbraio 2022? Scomparsi tutti. È evidente: questi "esperti" sono prociclici. Fanno fortuna quando le cose vanno bene e spariscono quando il vento cambia. Diciamolo chiaramente: tra marzo 2020 e dicembre 2021, anche se avessi dato i miei soldi al mio cane, probabilmente avrebbe guadagnato qualcosa".  
Ma si fanno soldi con il trading?
 "È una perfetta operazione di marketing. Questi "guru del trading" fanno arricchire soprattutto le piattaforme dove raccolgono gli ordini. E ora, chi ti vende il corso per fare trading è parte dello stesso meccanismo. La verità, però, è che anche i grandi investitori consigliano di comprare e rimanere fermi, osservando cosa succede. Se guardi in fondo a qualsiasi piattaforma di trading, troverai una scritta piccolissima che ti avverte: "In questo momento, l'80% delle persone su questa piattaforma sta perdendo. Quello, fondamentalmente, è il rischio. Alla fine, il trading non è poi tanto diverso da una scommessa. Da quello che si studiava all'università, è un gioco d'azzardo mascherato. A quel punto, tanto vale andarsi a comprare un Gratta e Vinci". 
Sul tuo profilo ci sono video divertenti, tipo: quale è il giusto costo dell'anello di fidanzamento. Ecco, qual'è?
 "In America si parla di due o tre mensilità. È un po' come l'effetto caparra, no? Voglio dire, "ti regalo l'anello", e siccome ci ho investito due o tre mesi di stipendio, la persona ci pensa due volte prima di fare una scelta avventata, come far saltare il fidanzamento o il matrimonio". 
Quale è la domanda che ti fanno più spesso?
 'Sto gestendo bene i miei soldi? Mi dai un consiglio su come investire?'. Rispondere a qualcosa del genere in un DM su Instagram? Se fosse così facile, probabilmente ora sarei alle Maldive a fare lo stesso lavoro io".  
Perché in Italia l'alfabetizzazione finanziaria è così bassa?
 "Innanzitutto, non si studia a scuola, quindi non viene vista come una materia tecnica. Poi è una questione culturale: parlare di soldi è spesso considerato maleducato, un po' per una tradizione che affonda le radici nel cattolicesimo, con l'idea che "i soldi sono lo sterco del diavolo".  
Nei Paesi protestanti è diverso
 "Esatto, sono molto più disinvolti di noi. Io parlavo con un commercialista inglese e a un certo punto non capivo perché ogni volta che mi diceva una cosa, mi diceva quanto costava. E poi mi sono detta: 'ah sì, perché è inglese'. Se parli con un commercialista italiano, finché non ti manda la fattura a fine anno, non sai quanto pagherai. 
Il denaro qui tutti lo pensano e nessuno lo nomina
 "Esatto" 
Tu ti rivolgi a persone di tutte l'età che ne pensi delle nuove generazioni?
 "Sono un po' preoccupata. Le nuove generazioni, che crescono praticamente con i social, sono abituate all'idea che a un certo punto della loro vita facciano il "botto" — nel senso positivo, ovviamente. L'idea è che arrivi l'idea geniale, fai un sacco di soldi e poi ti ritiri a vita privata. Ma la realtà è che quella fortuna capita a uno su mille. La maggior parte delle persone non inventa un'app a 35 anni, non diventa ricca da un giorno all'altro, e non vive di rendita. Quindi, vivendo con questo miraggio, le nuove generazioni rischiano di non pianificare. In realtà, mai come ora c'è bisogno di una pianificazione finanziaria solida e consapevole". 
Le nuove generazioni, che sono cresciute in pieno liberismo, non hanno l'etica capitalistica
 "Vogliono sfruttare il capitalismo finché va bene". 
Che vuol dire essere un'economista femminista?
 "L'economia femminista, conosciuta anche come studi di genere all'estero, abbraccia aspetti che l'economia tradizionale tende a ignorare. Ad esempio, il lavoro di cura, cioè il lavoro domestico non retribuito, che non è stato incluso nel calcolo del Pil, nonostante una economista donna lo avesse proposto. Se avessimo preso in considerazione questo lavoro, i dati sul Pil dei paesi sarebbero completamente diversi".  
Bene l'educazione finanziaria nelle scuole?
 "Se l'educazione finanziaria viene insegnata solo attraverso un approccio numerico, allora diventa un po' limitata. L'idea di base dell'educazione finanziaria dovrebbe concentrarsi sui concetti, non solo sui numeri. Perché se si basa solo sui numeri, in un sistema scolastico dove le bambine sono incoraggiate verso materie umanistiche fin da piccole, mentre i maschi vengono orientati verso le materie scientifiche, chi beneficerà maggiormente dell'educazione finanziaria? Probabilmente, saranno i ragazzi, mentre le ragazze rischiano di essere di nuovo escluse". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

spot_img

Notizie correlate

Prato
nubi sparse
18.5 ° C
19 °
17 °
55 %
5.1kmh
40 %
Mer
18 °
Gio
15 °
Ven
19 °
Sab
16 °
Dom
18 °

Ultimi articoli

SEGUICI SUI SOCIAL

VIDEO NEWS

×
Oimmei digital consulting